Covid-19 è una mazzata soprattutto per l’Horeca
Finora tra i comparti più dinamici e in maggior crescita dell’agroalimentare italiano ora, con l’emergenza Covid-19 è il più colpito. L’Horeca è in ginocchio. Bar, ristoranti, pub, pizzerie valgono un fatturato di 86 miliardi di euro. un fatturato che ora rischia di abbattersi enormemente stante il perdurare dell’emergenza con conseguente prolungamento delle chiusure forzate degli esercizi.
Secondo il Centro Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi nel primo trimestre del 2020, anche per gli effetti delle ultime misure che hanno imposto la chiusura totale delle attività di ristorazione, il settore perderà oltre 10 miliardi di euro a cui si aggiungerà un’ulteriore perdita nel secondo trimestre per avere poi un recupero, non affatto scontato, nel secondo semestre dell’anno che, tuttavia, chiuderà con un bilancio pesante di – 8 miliardi di euro di fatturato.
Non si tratta dunque solo di emergenza sanitaria. Il Coronavirus sta facendo strage di imprese del settori ristorazione, hotellerie, pasticceria e gelateria, panificazione e somministrazione di alimenti. Resta da vedere quanti tra quelli oggi forzatamente chiusi riapriranno a emergenza passata. E, soprattutto, in che condizioni potranno farlo.
Alcune associazioni di categoria quali Apci – Associazione Professionale Cuochi Italiani, Cibo di Mezzo e Ristoratori Uniti con il supporto di Ampi – Accademia Maestri Pasticceri Italiani, Associazione Le Soste, Club Richemont, JRE Italia – Jeunes Restaurateurs d’Italia, Associazione Pizzaiuoli Napoletani hanno lanciato una petizione online a sostegno di un Manifesto di rivendicazioni.
I punti chiave della petizione delle sette associazioni di categoria, indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri , sono legati sia ad azioni immediate sia alla ripartenza, a partire dalla richiesta di esonero del pagamento di tasse e contributi fino al 30 dicembre, il congelamento delle obbligazioni, la riduzione del 35 %della contribuzione previdenziale sul lavoro subordinato, prevedendo crediti di imposta da utilizzare per nuove assunzioni e/o per l’impiego di lavoratori svantaggiati, la valorizzazione del Made in Italy, la creazione di tavoli di lavoro con distributori e fornitori, la detassazione di straordinari e benefits.