La Pasqua in casa comprime i consumi della festa
Quest’anno la Pasqua sarà rigorosamente in casa e in “versione ridotta”. E già ne stanno risentendo i consumi dei prodotti tipici di questa ricorrenza a cominciare dai dolci e dai cibi per la tavola pasquale.
E-commerce e spesa online non sufficienti a compensare le perdite che si registrano per colombe e uova.. A testimoniare l’attuale criticità commerciale sono gli stessi produttori del comparto che stimano vendite in ribasso tra 20 e il 40% sulla base delle consegne già effettuate e ordini annullati.
Tra i problemi maggiormente registrati – denunciano i titolari di azienda, l’altissima rotazione dei prodotti nei supermercati e ipermercati dovuto al Covid-19 che ha intasato – si sostiene – la logistica.
A questo si aggiunge – dicono ancora le imprese – la poca visibilità data al prodotto in questo momento, la chiusura di bar e negozi specializzati e il problema di collocazione nei supermercati relativo allo spazio finalizzato a garantire distanza sociale visto che il prodotto è posto su bancali. “Confrontandoci agli ultimi otto giorni – dice l’amministratore delegato dell’azienda dolciaria Maina Marco Brandani – abbiamo registrato perdite intorno al 40% nella vendita dei prodotti da forno. La spesa online, di questo settore, che vale 350-400 milioni, non può essere molto di aiuto perché ha una valenza troppo piccola. Speriamo in un risveglio dei consumi, in prossimità della festa, anche come significato al ritorno alla normalità”.
“La situazione – commenta all’Ansa il direttore commerciale di Paluani Gianluca Cazzulo – non è rosea. Abbiamo ricevuto annullamenti di ordini e stiamo registrando perdite intorno al 20-25%. La Spesa online non risolve problema perchè rappresenta l’1% della nostra produzione, circa 30 mila colombe sui 3 milioni di colombe che produciamo”
La Pasqua si annuncia estremamente anche difficile per gli allevatori di ovicaprini. Ristorazione, turismo, agriturismo, enoteche, mercati: tutti i canali di vendita connessi e trainati dalle festività pasquali – l’appuntamento clou del settore – sono completamente fermi, così come l’export. Lo sottolinea Confagricoltura che sta monitorando attentamente l’andamento del settore.
Non dimentichiamo che la pastorizia è comparto di lunga tradizione e altrettanto valore per l’economia agricola nazionale – pone in evidenza Confagricoltura -. In questi giorni dovrebbero fioccare gli ordinativi per le carni di agnello e capretto con il 90% di nascite e crescite programmate proprio per il periodo pasquale.
In Italia si contano 2,8 milioni di ovini e 150mila di caprini allevati. Il momento difficile in cui ci troviamo si deve superare anche mantenendo vive le tradizioni e preferendo il made in Italy. In questi giorni cruciali – chiede Confagricoltura – sarebbe opportuno che il ministero delle Politiche agricole prevedesse lo stanziamento di risorse per la realizzazione di un’immediata campagna promozionale, rivolta in particolare al canale della GDO e finalizzata a incentivare il consumo dell’agnello IGP. Confagricoltura sollecita interventi straordinari a livello europeo e nazionale, per misure di sostegno urgenti. Ad esempio, occorre valutare la possibilità di finanziare misure di ammasso privato e pubblico per l’eccesso di offerta; ed anche la possibilità di realizzare bandi per l’acquisto del prodotto da distribuire a favore degli indigenti. Le vendite sono ferme ma la produzione continua, così come i costi – conclude l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – Gli animali non si possono fermare, vanno nutriti e continuano a fare latte, e questo porta ad un esubero di prodotti.