Horeca: a rischio crack più del 35% delle imprese
Oltre il 35% delle imprese della filiera della ristorazione potrebbe non riaprire più. E’ il timore più che giustificato del mondo dell’Horeca. Se ne fa interprete la FIR – Federazione Italiana Ristorazione che in questi giorni sta tastando il polso ai propri iscritti e, comunque, ai vari protagonisti del settore.
“Siamo molto preoccupati per come usciremo da questa emergenza” ci dice il Presidente Glauco Marras. “Perchè la filiera della ristorazione è tra le più colpite e le notizie che riceviamo dai nostri associati non sono certo incoraggianti. Prevediamo molte cessazioni di attività tra imprese che potrebbero fallire e altre che decideranno comunque di non riaprire”.
Perchè uno dei problemi è proprio questo: riaprire, ma in che condizioni? Le norme che, quando sarà, permetteranno le riaperture di ristoranti, bar, pub ecc. saranno necessariamente improntate alla massima sicurezza. E questo vorrà dire sia obblighi di tutela dei lavoratori e dli clienti, sanificazioni ambientali, nuovi accorgimenti nelle diverse operazioni, ma anche, e soprattutto, distanziamento della clientela. Che poi significa meno tavoli e meno posti con conseguenti minori ricavi, hanno fatto notare alcuni operatori che hanno partecipato al confronto virtuale e in teleconferenza organizzato dalla FIR. Ne è emersa la preoccupazione per l’attuale momento, aggravata dalle incertezze per il futuro. Perchè se al momento si parla di riaprire il 18 maggio, in che condizioni potremmo farlo? Hanno chiesto in molti che hanno ribadito i problemi che al momento si trovano ad affrontare: mancanza di liquidità, difficoltà di accesso al credito, oneri che sono comunque rimasti nonostante la chiusura delle attività a cominciare dagli affitti dei locali.
“I problemi sul tappeto sono enormi e vanno dalla carenza di liquidità al mancato blocco dei vari oneri, pagamenti, contributi a carico delle imprese”. dice ancora Marras. Che spiega: “Come FIR abbiamo chiesto al Governo interventi e aiuti immediati. Intanto la sospensione di tutti i pagamenti, dei finanziamenti personali ecc. anche per evitare che chi salta anche solo una rata possa finire nella Crif con tutto quel che comporta. Chiediamo poi l’accesso diretto del lavoratore alla Cassa Integrazione senza passare dal datore di lavoro e, dunque, con pagamento diretto da parte dell’INPS”.
Parliamo della liquidità. Il Governo ha deciso una garanzia per il i ricorso al credito bancario. Basta?
“No. Perchè questa garanzia è di fatto legata alla discrezionalità delle singole banche che dovrebbero erogare i finanziamenti e che, quindi, possono negarli a clienti che dovessero avere delle problematicità. Ma poi c’è un altro problema, forse ancora più grave: Intanto i soldi annunciati sono in realtà inesistenti, inoltre in base a quanto concordato venerdì scorso tra Governo e Cgil, Cisl, Uil on la riapertura il prossimo 18 maggio, quei finanziamenti che ci erano dovuti spariranno del tutto”.
Marras mette poi l’accento anche sulle tasse e i tributi locali: “Si sta procedendo in maniera scoordinata. Per esempio certe imposte comunali sono state sospese in alcuni Comuni, ma restano da pagare regolarmente in altri e questo contribuisce a complicare la situazione”.
La FIR rilancia anche altre richieste.
“E’ importante che ci sia il riconoscimento del nostro settore come esiste già per altri comparti, perchè attualmente la ristorazione non è considerata”, spiega ancora Marras. “Pertanto proprio in questi giorni stiamo rilanciando la nostra proposta per l’Albo della ristorazione con un apposito Disegno di legge. E’ molto importante perchè oltre a dare il giusto riconoscimento a figure professionali che operano comunque in un settore delicato come quello della somministrazione di alimenti, comporterebbe anche tutta una serie di assunzioni di responsabilità a tutela innanzitutto della clientela”.