I distributori dell’Horeca lanciano una loro associazione
La crisi dell’Horeca con il perdurare della forzata chiusura di bar e ristoranti sta producendo effetti negativi su tutta ia filiera alimentare. Naturale che a risentirne siano anche le imprese della distribuzione, i grossisti che riforniscono alberghi, ristoranti, bar ecc. Oltre 1.800 aziende con un giro d’affari annuo di 11 miliardi e un’occupazione che con l’indotto supera i 100mila addetti.
Molte di queste aziende hanno deciso di riunirsi in un’associazione per reagire alla crisi e, comunque, dotarsi di una rappresentanza in grado di confrontarsi con le istituzioni.
Soci fondatori di quella che, una volta regolarmente costituita e registrata, dovrebbe chiamarsi GH – Grossisti Horeca, un’ottantina di aziende di tutta Italia che da sole vantano un giro d’affari nel settore food di 2 miliardi di euro, 105 punti logistici e 6.100 addetti. A coordinarle Maurizio Danese, di Pregis, uno dei grandi del settore e Presidente di Veronafiere. Tra gli altri soci si segnalano big come Cooperativa Italiana Catering, Gel Group, Polo, Zaino Food Service, Cattel, Woerndle Interservice, ecc.
Intanto in attesa della costituzione formale, dello statuto, del logo, GH si sta occupando dell’emergenza che ha colpito gli associati con cali drastici degli incassi in alcuni casi anche vicini al 90%.
Per questo l’associazione ha indirizzato una lettera a Governo e Confcommercio (l’organizzazione cui farà riferimento) per rappresentare lo stato di crisi e avanzare alcune richiesta. Prima tra tutte il credito d’imposta per non gravare troppo sui bilanci aziendali.
“E’ fondamentale che venga attuata la trasformazione in crediti di imposta delle perdite su crediti nel periodo 2020-22 originate da crediti maturati alla data dell’emergenza Covid-19 al 31 marzo 2020”, ha scritto Danese. Altro problema le misure del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, con l’attivazione dell’Ocri, ’Organismo di Composizione della Crisi, norme che sono attualmente state messe in stand by fino a settembre 2021. “Bisogna rinviare l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa per non creare ulteriori e inevitabili ripercussioni sul sistema delle imprese del settore anche per l’applicazione di queste norme non facili da interpretare”.