Pesca in crisi per il calo dei consumi
Anche il comparto della pesca morde il freno per l’emergenza Covid-19. Il blocco della ristorazione e i ridotti consumi di pesce da parte delle famiglie stanno colpendo duramente il settore.
Tra l’altro il blocco è arrivato proprio a primavera quando ci sono le pesce a maggior valore aggiunto.
Il reddito dei pescatori solo a marzo si è ridotto el 70% come ha calcolato Fedagricpesca Confcooperative.
In Sicilia si è toccato anche il 90% di pescherecci fermi e le difficoltà permangono. Tanto che gli operatori hanno chiesto lo stato di calamità naturale.
Le cose vanno un po’ meglio in Toscana dove a Livorno è definitivamente partito il progetto delle aste online che sta dando qualche risultato.
Problemi per le telline lungo il litorale romano e quello campano, dopo il tradizionale fermo del mese di aprile si dovrebbe entrare nel periodo più florido per la pesca, ma anche in questo caso, pesa la frenata dei consumi. Stessa cosa per le cozze:. dalla Dop di Scardovari agli altri impianti di mitilicoltura italiani, dal Veneto alla Sardegna, c’è grande preoccupazione perchè il prodotto si raccoglie entro l’estate e le incertezze di questa fase non aiutano e non consentono di far previsioni.
Il calo dei consumi pesa anche dove si continuano le catture. In Emilia Romagna si pesca da Rimini a Goro, n Lazio le cose vanno meglio, ormai si pesca tre o quattro giorni a settimana. Anche in Campania si pesca in media tre giorni su sette, anche se il 50% delle imbarcazioni che fanno strascico sono ancora ferme. Ma il rischio consumi induce molti armatori a valutare se sia il caso di riprendere o meno l’attività in questo momento.