Vini e liquori in crisi se non riparte l’Horeca

“Non ci sarà alcuna Fase 2 per molte cantine se non si deciderà di far ripartire ristoranti, bar ed enoteche il prima possibile”. E’ l’allarme rivolto al Governo da parte della filiera del vino dopo l’adozione delle misure contenute nel nuovo Dpcm per il contenimento del coronavirus. La denuncia, fatta dai principali rappresentanti del settore (Confagricoltura, Cia, Copagri, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi) è relativa alla notizia della riapertura delle attività ristorative al 1° giugno, decisione considerata dalla filiera “un altro duro colpo per il settore”.
E gravissima è anche la situazione nel comparto dei liquori.
“In poco più di un mese dall’emergenza sanitaria il fatturato delle imprese di spiriti crolla del 60%, un danno a cui si sommano gli oltre 220 milioni per l’export a rischio”, dichiara il presidente Gruppo Spirits di Federvini, Micaela Pallini. “Una realtà che conta 320 aziende, di cui il 75% a capitale familiare italiano, già fortemente indebolita dai recenti aumenti nazionali di imposta e dai dazi del 25% Usa da ottobre scorso. E ora con gli effetti del coronavirus rischia di avere pesantissime ripercussioni, considerati i 100 mila dipendenti diretti e quelli dell’indotto 3 volte tanto, per un valore aggiunto complessivo che ogni anno raggiunge 4,5 miliardi di euro. “Il danno immediato del 60% -si trasformerà in un calo del 50% da qui a un anno, andando progressivamente a ridursi con la riapertura degli esercizi pubblici per arrivare ad una contrazione strutturale del 20% a due anni dall’inizio della pandemia. La degustazione fuori casa – precisa – è da sempre il nostro punto di forza e se non si agirà questo -20% secco rischia di avere conseguenze sugli investimenti e sulla creazione di ricchezza per il Paese nel medio e lungo periodo”. Da qui le tre azioni richieste dal comparto per arginare la situazione: cancellazione dell’obbligo del contrassegno fiscale, sospensione del versamento dell’accisa almeno fino al termine della fase emergenziale e defiscalizzazione del fatturato conseguito con l’attività di export.”.
Le preoccupazioni della filiera del vino si concentrano soprattutto sulla proroga della chiusura di ristoranti e bar.
“Oggi più che mai il canale Horeca è di vitale importanza per le aziende vitivinicole, che hanno già perso irreversibilmente almeno il 30% delle vendite con danni permanenti. Per questo – incalzano – occorre farlo ripartire il prima possibile, pur nel pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza e di distanziamento. Altrimenti per molte imprese del canale Ho.Re.Ca e cantine italiane non ci sarà alcuna fase due”. La filiera del vino “nell’esprimere piena solidarietà e sostegno agli operatori dell’Horeca e alle loro famiglie duramente colpite dal lockdown auspica dunque che il Governo, pur nel rispetto delle indicazioni espresse dal Comitato tecnico scientifico, tenga conto delle urgenti richieste di ripartenza di questo canale e prenda in seria considerazione un ripensamento dell’impianto normativo recentemente proposto per dare una risposta concreta ad uno dei comparti più strategici e decisivi per l’economia e il turismo italiani”