Stretta all’Horeca: chiusura alle 18

Il Presidente del Consiglio ha firmato un nuovo Dpcm con norme per il contenimento della pandemia da Covid in vigore da domani 26 ottobre e fino al 24 novembre.
Tra le altre disposizioni si prevede che le attività di ristorazione, bar, pub, gelaterie e pasticcerie possano essere svolte dalle 5 alle 18 e con servizio al tavolo fino a un massimo di 4 persone “salvo che siano tutti conviventi”. Dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico mentre resta consentita senza imiti di orario la ristorazione negli alberghi limitatamente agli ospiti degli stessi ed è sempre consentita. la consegna di cibi e bevande a domicilio.

In merito a queste disposizioni è intervenuta con una nota Federalimentare.

La stretta che il governo sta imponendo per la seconda volta all’Horeca (bar, ristoranti ecc) è ancora più dolorosa della precedente: colpisce un settore portante che stava entrando a fatica nella fase della convalescenza dopo la stangata subita. È una misura al di sopra di quanto il settore può sostenere e che può rivelarsi letale. Stavolta, perciò, niente pannicelli caldi o misure insufficienti: per difendere il settore c’è bisogno di contributi importanti volti a proteggere i ristoratori e le loro attività” commenta così Ivano Vacondio quanto contenuto nel nuovo DPCM in relazione alla chiusura delle attività dedicate alla ristorazione alle 18.

Si sta chiedendo a questo settore un grande sacrificio per salvaguardare la salute di tutti, ma un impegno del genere ha bisogno di rassicurazioni che siano realmente compensative” afferma Vacondio, che aggiunge: “Per intenderci: gli aiuti inseriti nel dl agosto che prevedevano 600 milioni a fondo perduto erano già inadeguati prima, ora sarebbero un vero e proprio schiaffo. Ci vuole un ordine di grandezza tutto diverso: sappiamo la situazione della finanza pubblica, ma uno zero in più a quella cifra sarebbe auspicabile. Il rischio, altrimenti, è quello di dover fare i conti con l’impossibilità, da parte del settore, di riuscire a ripartire, con una contestuale penalizzazione per il rilancio complessivo del Paese“. E continua: “Siamo consapevoli di chiedere alle istituzioni un grande sforzo ma siamo anche certi che esso rappresenti un “debito buono”, un investimento dello Stato in un settore che negli ultimi anni è stato l’unico a far registrare il segno più tra i consumi alimentari interni”. 

La questione Horeca si lega a tutta l’industria alimentare: senza i consumi relativi alla ristorazione, essa è destinata a indebolirsi ulteriormente. Le vendite alimentari sono già stagnanti in valore e ancor più in volume e il carrello della spesa si è già impoverito. L’80% degli italiani utilizza in modo più o meno abitudinario il fuori casa, per un fatturato pari a 80 miliardi di euro: siamo di fronte a un terzo di tutti i consumi alimentari del Paese ma anche al settore che veicola in maggiore misura le eccellenze e l’immagine del Made in Italy alimentare. “Il rischio vero, se non si interviene in modo adeguato – conclude Vacondio – è quello di rendere strutturale la crisi. È già avvenuto con quella del 2008: il Paese non può permettersi di scendere un altro scalino”. 

“Le misure annunciate dal governo costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese della ristorazione. Se non accompagnate da contemporanee e proporzionate compensazioni di natura economica, sarebbero il colpo di grazia per i pubblici esercizi italiani, che già sono in una situazione di profonda crisi, con conseguenze economiche e sociali gravissime” Così Fipe–Confcommercio, la Federazione dei Pubblici Esercizi, in merito alle nuove misure per il contenimento dell’epidemia allo studio del governo.

“I ripetuti annunci di chiusure anticipate – prosegue la Federazione – hanno già prodotto la desertificazione dei locali e, indipendentemente dalle novità sugli orari effettivi di apertura, le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico in termini di indennizzi a fondo perduto, crediti d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, nuove moratorie fiscali e creditizie, il prolungamento degli ammortizzatori sociali e altri provvedimento di sostegno a valere sulla tassazione locale”.

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