Il caro energia colpisce intera filiera agroalimentare
“Per l’agricoltura, il caro energia ha un duplice effetto negativo. Ha fatto salire con percentuali senza precedenti i costi di produzione, dai fertilizzanti ai mangimi. Per effetto del prezzo del gas, cresciuto di oltre il 700%, potrebbe risultare insufficiente l’offerta di alcuni beni intermedi fondamentali per le prossime semine. Inoltre, – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti (nella foto) – aumenta ogni giorno il numero delle imprese di trasformazione che riducono o bloccano il normale ciclo di lavorazione. Con il risultato di limitare le possibilità di collocamento dei nostri prodotti”.
“Oltre il 70% della produzione delle imprese agricole e degli allevamenti italiani è destinato alle industrie alimentari” – sottolinea Giansanti.
La filiera agroalimentare, nel complesso, è il primo settore economico del Paese con un fatturato annuale di oltre 540 miliardi di euro e 3,6 milioni di persone occupate.
Per il comparto agroalimentare si prospetta un vero e proprio “rischio paralisi”, per via della situazione insostenibile causata dal combinato disposto dei rincari di energia elettrica e gas e dei costi delle materie prime”. Di qui l’appello al presidente del Consiglio Mario Draghi “affinché il Governo ponga in essere urgenti misure per arginare la situazione emergenziale e si faccia promotore di iniziative a livello europeo per l’adozione di provvedimenti che tutelino le imprese da speculazioni globali riconducibili anche a fattori di natura geopolitica”. È quanto hanno chiesto Giorgio Mercuri e Ivano Vacondio, presidenti rispettivamente di Alleanza cooperative Agroalimentari e Federalimentare in una lettera inviata al premier Draghi nella quale hanno espresso tutta la preoccupazione e i rischi delle imprese loro associate, che rappresentano oltre il 90% della produzione alimentare del Paese.
Il costo dell’energia elettrica è passato in media dai 40-45 € megawatt/h ai 300 € Megawatt/h e quello del gas da 0,17 € al metrocubo a 1,30 € al metrocubo. A tali rincari si aggiungono poi quelli delle materie prime – con i prezzi di grano, mais, soia, ecc. che stanno portando i costi aziendali ormai fuori controllo – e degli imballaggi. Si va dall’incremento del 61% del legname a quello del cartone (+31%), della banda stagnata (+60%), della plastica per agroalimentare (+72%), del vetro (+40%), ai quali si aggiungono le impennate, dal 400% al 1000, di container e noli marittimi.
“La situazione, ove non fronteggiata – si legge nella missiva – frenerà inevitabilmente anche l’export dei prodotti agroalimentari, col rischio di compromettere in breve tempo gli importanti risultati conseguiti negli ultimi dieci anni dalle nostre produzioni sui mercati internazionali”.