Prandini (Coldiretti): l’11% delle aziende agricole a rischio chiusura

Il comparto agricolo e agroalimentare sta affrontando aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro, che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.  Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%”.

Così Ettore Prandini sull’attuale fase dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiani.
Per questo, averte il Presidente di Coldiretti, “più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci”.

Come affrontare questa fase? E’ possibile farlo coinvolgendo l’intera filiera?

Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione. E’ quindi strategico mobilitare risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.

Lei ha più volte evidenziato l’esigenza di aumentare il valore della produzione. In che modo?

Il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore di 575 miliardi di euro nel 2021 con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente nonostante le difficoltà legate alla pandemia. Il Made in Italy a tavola vale oggi quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Non a caso con un balzo del 21,6% è record storico per le nostre esportazioni alimentari nel 2022 dopo aver raggiunto l’anno scorso i 52 miliardi di euro. E’ necessario investire per aumentare produzione e rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”. 

Per evitare di scaricare gli aumenti dei costi a monte, sui produttori, e a valle sui consumatori pensa siano possibili interventi su tutte le componenti di filiera? Si sta facendo qualcosa in merito?

Grazie al nostro pressing e stato approvato e pubblicato il decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali per colpire le speculazioni sul cibo che colpiscono i consumatori e sottopagano i produttori agricoli. Con il nuovo provvedimento è scattato lo stop per 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti. Un provvedimento per avviare un percorso virtuoso finalizzato a garantire una equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera e a combattere le pratiche sleali che si scaricano sugli anelli più deboli della filiera, agricoltori e consumatori”.

(Brunello Cavalli)

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