Con Blueat la pesca sostenibile valorizza le specie aliene, a partire dal granchio blu

Il granchio blu che sta proliferando anche nei nostri mari è una specie fortemente invasiva con forti impatti negativi sia sull’ecosistema marino che sulle attività umane a partire dalla pesca. Una specie aliena di cui sempre più spesso si chiede un utilizzo alimentare.
Nasce da qui il progetto Blueat di Mariscadoras, una società benefit di Rimini, costituita nel 2021 da cinque amiche: Matilda Banchetti, Ilaria Cappuccini, Alice Pari, Gulia Ricci e Carlotta Santolini.

Anche la denominazione “Mariscadoras” è emblematica e significativa: è stata scelta perchè è sinonimo di quelle donne “di mare” galiziane che hanno lottato per i loro diritti e per essere riconosciute nel settore della pesca e dell’acquacoltura, per ricevere protezione legale, sicurezza sociale, e la stessa parità e gli stessi privilegi garantiti agli uomini.
“Con la nostra iniziativa Blueat-La Pesceheria Sostenibile abbiamo deciso di trasformare un problema in un’opportunità” ci dice Carlotta Santolini, biologa marina e amministratore della società che abbiamo incontrato a Rimini dove a Beer&Food Attraction ha presentato i loro primi prodotti a base di granchio blu.
“Stiamo cercando di costruire una fliera che parta dai pescatori presso cui ci riforniamo del granchio blu, passando per le fasi di lavorazione e trasformazione fino alla vendita in Italia e all’estero dove è più alta la richiesta di questo prodotto”.

Al momento il granchio blu viene distribuito nei ristoranti tal quale e in polpa, nella GDO come condimento pronto all’uso ed esportato soprattutto negli Stati Uniti dove è molto apprezzato e richiesto.
“Il nostro progetto, poi, presta grande attenzione alla sostenibilità e pertanto siamo in grando di garantire la sostenibilità di tutta la filiera a garanzia anche dei consumatori che sono giustamente sempre più attenti a questi aspetti”, prosegue Santolini.

La giovane società ha già un accordo di collaborazione con Legacoop Agroalimentare Nord Italia per stimolare la pesca e il consumo del granchio blu e delle altre specie aliene, mentre altre collaborazioni sono state attivate con imprese di lavorazione del pescato e della sua trasformazione.
Il granchio blu è comunque solo un punto di partenza per le cinque amiche riminesi che non escludonoo l’impegno su altri prodotti del mare.
Intanto ne stanno studiando ulteriori impieghi in un ambito di economia circolare.
“Per la massima valorizzazione del granchio blu stiamo pensando anche di utilizzare il carapace da cui si estrae la chitina che è una proteina utilizzata per la produzione di bioplastiche. In questo modo attueremo anche un vero progetto di economia circolare”. spiega ancora Santolini.
La chitina è il più importante biopolimero in natura e trova ampie applicazioni nell’industria cosmetica, in quella tessile e nel packaging.